Secondo quanto riportato dall’agenzia Adnkronos, attraverso le dichiarazioni degli avvocati Giacomo Iaria e Antonella Modaffari, la loro assistita Maria Teresa Modaffari, coinvolta nell’inchiesta denominata Zero Titoli della Procura di Trani, sarebbe del tutto estranea alle accuse mosse nei suoi confronti. La donna, attualmente in stato di libertà, sarebbe stata addirittura vittima del cosiddetto “sistema Catalano”, il presunto network criminale al centro dell’indagine.
L’inchiesta ha preso il via dalla denuncia di un corsista truffato, insieme ad altri, con il rilascio di falsi titoli abilitativi per l’insegnamento nel sostegno scolastico. La complessa rete organizzativa è stata dettagliatamente ricostruita nelle 312 pagine dell’ordinanza emessa dal giudice Carmen Anna Lidia Corvino del Tribunale di Trani.
L’operazione della Guardia di Finanza
Il 16 novembre scorso, un’operazione della Guardia di Finanza ha portato all’arresto di nove persone accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere, truffa aggravata, falso materiale, corruzione e autoriciclaggio. Nell’ambito dell’inchiesta sono stati sequestrati beni per un valore complessivo di circa 10 milioni di euro.
Secondo gli inquirenti, l’organizzazione criminale aveva base operativa a Trani, ma operava attraverso diverse sedi sul territorio, tra cui un polo a Foggia. Proprio la scuola di Foggia è stata identificata come una delle “costole” del sistema, parte di una vasta rete di “diplomicifici” che erogava titoli abilitativi falsi, coinvolgendo numerosi corsisti.
La posizione di Maria Teresa Modaffari
I legali di Maria Teresa Modaffari hanno ricostruito la vicenda, sottolineando come la loro assistita non solo sia estranea alle accuse, ma abbia anche svolto un ruolo attivo nel denunciare le irregolarità riscontrate. La Modaffari, nel 2018, aveva avviato una collaborazione con Lucia Catalano tramite l’Esaarco, una confederazione con cui aveva stipulato un accordo per attività di formazione. Il suo incarico, precisano gli avvocati, era limitato al ruolo di procacciatrice per l’associazione professionale Consorzio e Formazione Unimorfe, di cui era responsabile.
“Tale rapporto lavorativo – spiegano i difensori – si è concluso nel 2020, quando la Modaffari ha scoperto che i titoli erogati dalla Catalano erano palesemente falsi. A quel punto, ha denunciato la Catalano e i suoi point, fornendo documentazione e testimonianze a sostegno delle sue accuse”.
La scoperta e le denunce
Secondo quanto riferito dalla difesa, la Modaffari avrebbe scoperto l’illecito attraverso documenti in suo possesso e messaggi vocali ottenuti nell’ambito di indagini difensive. Le indagini hanno anche rivelato che i titoli falsi venivano stampati in una copisteria di Foggia, circostanza confermata agli inquirenti dal proprietario della stessa.
La denuncia della Modaffari si sarebbe scontrata con le reazioni del gruppo Catalano, che – secondo i legali – avrebbe cercato di orchestrare un’accusa contro di lei per sviare le indagini. “Dai vocali emerge che il gruppo Catalano aveva scoperto che la Modaffari fosse stata avvertita delle irregolarità. Di conseguenza, hanno deciso di costruire un’accusa contro di lei, ignari che la nostra assistita avesse già raccolto prove e documenti a dimostrazione della sua estraneità”, hanno spiegato gli avvocati.
Il sistema dei falsi diplomi
L’ordinanza del gip ha delineato un quadro complesso, evidenziando come il sistema Catalano si basasse su una rete ramificata di collaboratori e strutture periferiche, tra cui la sede foggiana. I corsisti, ignari della truffa, frequentavano corsi convinti di ottenere titoli abilitativi validi per l’insegnamento, salvo poi scoprire che i diplomi non avevano alcun valore legale.
Gli inquirenti continuano a indagare per chiarire le responsabilità dei vari soggetti coinvolti, mentre la difesa di Maria Teresa Modaffari ribadisce la sua totale estraneità ai fatti, supportata da prove e testimonianze raccolte in ambito difensivo.
L’inchiesta Zero Titoli rappresenta un importante caso di contrasto alle truffe nel settore della formazione, con un sistema che avrebbe frodato decine di corsisti. La posizione di Maria Teresa Modaffari, però, appare diversa: da semplice collaboratrice dell’organizzazione Catalano, la donna sarebbe divenuta una vittima del sistema stesso, denunciando le irregolarità una volta scoperte.
Le indagini della Procura di Trani proseguono per accertare la verità, mentre la difesa di Modaffari confida di poter dimostrare, attraverso prove e testimonianze, la completa innocenza della loro assistita.
Fonte: FoggiaToday.
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