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da territorio agricolo a spot industriale virtuoso – AlessioPorcu.it


La 6^ puntata della Nostra Storia Industriale. L’intervento della cassa per il Mezzogiorno in Ciociaria permise di trasformare una provincia agricola nel polmone industriale regionale

La potenza della Cassa per il Mezzogiorno iniziava a vedersi e già a metà degli anni Sessanta i primi risultati furono tangibili a tutti. Opere infrastrutturali che stavano nascendo, posti di lavoro che si creavano e persone che affiancavano la coltivazione della terra a un “posto fisso” nelle fabbriche.

Tra le altre opere avviate dell’attività della Cassa occorre evidenziare: 32 dighe per invasi, 14 traverse di derivazione, acquisizione di circa 6.000 km di viabilità rurale e 165 km di acquedotti rurali. Tra i molti progetti resi possibili grazie all’intervento della Cassa troviamo l’estensione degli scavi di Pompei, la creazione di un progetto energetico con la costruzione della centrale nucleare del Garigliano.

Ciociaria e Pontino: le sole laziali

Relativamente al Lazio le uniche zone ammesse tra i beneficiari dei fondi della Cassa del Mezzogiorno furono le province di Frosinone e di Latina. In questo caso la maggior parte dei fondi furono impiegati per le opere di acquedotti e fognature, un’alta quota per le bonifiche che interessarono soprattutto l’area del Pontino. Che fu completamente rivalutata dove, alcune zone, nacquero grazie a questi interventi di bonifica. Infine, una parte minima fu destinata alle arterie di collegamento stradali.

Da un’analisi complessiva degli interventi posti in tutti i territori di competenza della Cassa è possibile notare che la maggior parte dei fondi furono impiegati nella costruzione di sistemi idrici. Poi acquedotti e fognature per risolvere il grave problema dell’approvvigionamento di risorse idriche che, ancora oggi, attanaglia le regioni del sud Italia.

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L’unica eccezione a questa tendenza che si era consolidato nel corso degli anni riguarda il territorio delle regioni Abruzzo, Molise e della provincia di Latina. Cioè dove la maggior parte dei fondi furono impiegati per opere di bonifica. 

La parte difficile: acquedotti e fognature

La costruzione degli acquedotti e delle fognature fu sicuramente una delle parti più laboriose nel programma della Cassa. Queste erano opere di interesse nazionale che, secondo quanto previsto avrebbero avuto un riflesso sull’economia di tutto il Paese. Oltre che sulla vita dei cittadini che avrebbero ricevuto un servizio di primaria importanza. Il programma elaborato prevedeva di procedere all’adeguamento degli acquedotti allora esistenti sul territorio di competenza della Cassa

E costruirne di nuovi nei luoghi dove erano assenti. La scelta e la modalità d’intervento furono assunte attraverso uno studio ben preciso sia dal punto di vista tecnico che dell’incidenza demografica. Complessivamente, fino al 1965, furono investiti oltre 312 miliardi di lire per costruire o adeguare il rifornimento idrico per 1.150 centri abitati del sud Italia. Centri con una popolazione complessiva di 5 milioni di unità. Si intervenne su 6.300 km di condutture e canali e 1.200 serbatoi con una capacità complessiva di ben 950.000 mc.

Frosinone nella cronaca su quegli anni

La potenza degli investimenti della Cassa furono visibili anche in provincia di Frosinone. Sessant’anni dopo la costituzione della Cassa del Mezzogiorno, nel 2010, ecco come l’editorialista del Corriere della Sera Dario Di Vico definisce l’intervento della Cassa del Mezzogiorno in Ciociaria.

«Se guardiamo le trasformazioni da un punto di vista storico l’industrializzazione della provincia di Frosinone è un caso di successo, è forse una delle poche eccezioni nelle quali un intervento dall’alto ha funzionato. Non ha prodotto cattedrali nel deserto, ma anzi un tessuto industriale che sarebbe sbagliato sottovalutare»

Tutte le opere ciociare e cassinati

Un obiettivo centrato che è possibile riscontrare anche dalle opere importanti che hanno interessato la Ciociaria:

  • Sistemazione della strada provinciale Sant’Apollinare-Sant’Angelo in Theodice con costruzione di annesso ponte in cemento armato per un importo di 58.200.000 lire;
  • Sistemazione della strada provinciale Casilina-Amaseno per un importo di 41.500.000 lire;
  • Sistemazione delle strade provinciali Sferracavalli-Cassino-Atina, Sant’Angelo in Villa-Strangolagalli per un importo complessivo di 174.500.000 lire;
  • Costruzione di un asilo infantile con il sistema dei cantieri di lavoro nel comune di Pastena per un importi di 18.600.000 lire;
  • Costruzione acquedotto a servizio del Comune di Veroli per complessivi 61.484.051 lire;
  • Rimboschimenti presso la Valle del Liri, Rapido Gari, per complessivi 12.096.260 lire;
  • Costruzione Acquedotto Aurunci, rami per Esperia e Ausonia, per complessivi 574.281.116 lire.

A questi progetti occorre aggiungere anche l’importante finanziamento concesso al Nucleo industriale della Valle del Sacco. Un lavoro che interessava ben 900 ettari da attrezzare e che, nelle previsioni iniziali, avrebbero permesso l’arrivo di oltre diecimila posti di lavoro. Opera, quest’ultima, che ancora oggi rappresenta uno dei punti focali dell’industria frusinate. Grazie alla presenza, proprio in quell’area, del polo farmaceutico, uno degli insediamenti produttivi più importanti di tutta la regione Lazio.

L’intervento della Cassa aveva permesso di trasformare una provincia agricola nel polmone industriale regionale. Perché se da una parte gli interventi infrastrutturali aveva permesso la nascita di un polo industriale nel nord della provincia, dall’altra avevano consentire di sviluppare anche un polo metalmeccanico di primo piano nel Cassinate.

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1^ Puntata. La visione industriale che ci è mancata: fin dall’Unità d’Italia

2^ Puntata. La lungimiranza perduta che fece nascere la Cassa del Mezzogiorno

3^ Puntata. Il battesimo ufficiale della Cassa del Mezzogiorno ed i 4 anni di Rocco

4^ Puntata. Le cinque fasi ed il primo decennio della Casmez: decennio insufficiente

5^ Puntata. Le prime boccate di ossigeno per il Meridione: l’era di Pescatore



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